Alpamayo vs turisti d’alta quota.

alpamayo

 

7 agosto 2015, ore 7.30: io e Francesco raggiungiamo la vetta dell’Alpamayo. La linea di salita scelta è stata la diretta dei francesi, tecnicamente più lunga ed impegnativa della classica e conosciuta via dei Ragni (non più percorribile a causa delle frequenti scariche di ghiaccio). L’attacco della via dei francesi lo si raggiunge dopo 1 ora circa di cammino dal Campo 1(5300). Raggiunta la terminale ci si lega e si comincia ad affrontare il primo terzo di salita, salendo pendii da 55° a 60°. A stagione inoltrata, già da metà parete si trova ghiaccio vivo, i tiri si susseguono, la progressione è veloce e divertente, con pendenze fino a 65/70 gradi fino agli ultimi 2 tiri, dove la nostra linea segue una canaletta che offre una scalata spettacolare in un diedro di ghiaccio. Con pendenze sempre più ripide – 80 gradi – si raggiunge la cresta finale ripidissima ed esposta. La cima è la cresta, non ci si può muovere, si aspetta il compagno, ci si abbraccia, la foto di rito e poi giù in corda doppia. A stagione inoltrata è facile reperire abalakov o corpi morti precedentemente lasciati: ovviamente vanno testati e rinforzati, prima di cominciare ogni calata. Una salita di grande soddisfazione.

Oltre a tutto questo, è stato molto bello incontrare colleghi d’oltralpe, anch’essi con clienti. Nessuna differenza rispetto a noi, dunque, se non per un “piccolo” dettaglio: queste guide accompagnavano un gruppo di “turisti d’alta quota” armati di jumar, pronti a scalare l’Alpamayo. Sì, perché erano stati attrezzati ben 400 metri di corda lungo la parete. È ovvio che, con una montagna imbragata in questo modo, chi era in attesa di salire avrebbe continuato ad aspettare, fino all’ultimo saliscendi. Fino a quando la montagna non si sarebbe liberata.

Dunque, vediamo: provate ad immaginare una guida alla base della Tour Ronde che vi controlla il materiale, vi attacca le maniglie jumar, magari vi insegna anche come utilizzarle e voi non dovete far altro che seguire la fila e ripetere diligentemente i movimenti, facendovi dei selfie ogni tanto. Credete che abbia senso? E soprattutto: credete che sia giusto? Ovviamente, a prezzaccio!

Io e Francesco siamo saliti due giorni dopo l’episodio, insieme ad altre 2 cordate da 3. E ci siamo davvero goduti una salita strepitosa: 10 tiri di corda e 6 calate da fare su abalakov, utilizzo di corpi morti e viti. Un’esperienza che non vedo l’ora di ripetere, su una montagna che vale la pena scalare tante altre volte.

Ma se fossi arrivato insieme alla cordata di “turisti d’alta quota”, probabilmente quel giorno avremmo dovuto rinunciare e ci saremmo dovuti giocare l’unico giorno jolly che avevamo.

Con il rischio, in caso di maltempo, di sprecarlo e di rinunciare alla salita.

La montagna era tutta per loro: 20 persone in fila su una linea di corde fisse, per arrivare in cima. A tutti i costi.

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