CANADA CLIMBING TRIP 2017 – I parte.

Un viaggio all’insegna della…larghezza.

Se dovessi attribuire al Canada un solo aggettivo, l’unico più appropriato potrebbe essere, senza dubbio, “largo”. Ecco, il Canada è “largo”. Grande, esteso, oversize, tanto.
Sono larghe le carreggiate delle strade e delle autostrade, larghi i piatti dei pub e dei ristoranti con le relative porzioni; larghe le fette di torta affilate nelle vetrine delle bakeries, larghe le taglie dei vestiti (una loro M corrisponde ad una nostra S); larghi i giardini intorno alle case e larghi i getti di acqua per innaffiarli.
Sono larghi i sorrisi delle persone, che sembrano non conoscere il concetto di fretta: you’re welcome, it’s ok, take your time, have fun. Persino i tempi di percorrenza sono larghi: per fare 300 km ci vogliono 3 ore, perché in autostrada il limite di velocità è di 110 km orari e tra 50 e 80 lungo le strade statali. Il motivo? La wildness, ovvio! Frenare di colpo per far attraversare un orso bruno o un alce o un deer è piuttosto ricorrente, specie lungo le strade che attraversano i parchi.
Larghi sono i territori dei parchi canadesi: da ovest ad est, essi si estendono lungo il confine tra Alberta e British Columbia, nel cuore delle Rocky Mountains (Banff, Jasper, Kootenay e Yoho), nelle praterie di Saskatchewan e Manitoba (Grasslands, Riding Mountain, Prince Albert e Wapusk), fino ad arrivare alle Georgian Bay Islands, Algonquin ed ai paesaggi splendidi delle Cape Breton Highlands in Nova Scotia. Insomma, l’imbarazzo della scelta!lake louise   chipmunk
Puntando diritti al cuore delle Montagne Rocciose, le nostre prime due tappe sarebbero state inevitabilmente Banff e Jasper: 2 parchi meravigliosi tra ghiacciai imponenti, vette innevate, laghi e paesaggi che sembrano tirati fuori direttamente da un quadro di Sisley.
La vegetazione è un susseguirsi di foreste di conifere, tra cui abeti ed aceri alternati a fiumi, torrenti e laghi che regalano scenari davvero mozzafiato. Anche la fauna presenta una grande varietà di animali: è facile incorrere in alci, caribù (simili alla renna), deers (simili ad un capriolo) e orsi bruni, chipmunk (simili agli scoiattoli), cani della prateria e bighorn (le pecore delle Montagne Rocciose dal “grande corno”). E ancora lupi, puma, ricci, topi muschiati, lepri, bisonti, istrici.
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Persino il tempo ci è sembrato più “largo”: vivere una vacanza itinerante, senza un programma alla mano, scandita solo dal limitatore di velocità e dall’alternarsi del giorno con la notte, ci ha restituito una dimensione temporale che non ricordavamo più. Un contenitore di tempo ampio, rotondo, generoso, dentro il quale siamo riusciti a mettere tutto quello che nella frenesia della nostra quotidianità non riesce ad entrare: stupore, lentezza, immaginazione, curiosità, scoperta, improvvisazione, gioco, ricordi.
Non appena scesi dall’aereo, nonostante 30 ore senza dormire, il nostro bioritmo si è subito assestato nel perfetto mood della larghezza. Presa la macchina a noleggio, abbiamo lasciato Calgary, riservandoci di visitarla gli ultimi 2 giorni prima di partire.
Ci siamo messi in viaggio verso Banff, provincia dell’Alberta, centro dell’omonimo Parco Nazionale e punto di riferimento di sport invernali ed estivi. Banff è una cittadina scintillante, che si fonda su un’economia di servizi, data la grossa affluenza turistica soprattutto nel periodo invernale. Passeggiando per le strade della cittadina, sembra quasi di essere a Cortina, tra negozi di souvenir, ristoranti ed un viavai di turisti di tutte le età.

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BUGABOOS, il parco dei divertimenti che ogni alpinista dovrebbe conoscere!
Lasciamo Banff dopo un solo giorno, pronti per la prima tappa di quello che sarebbe stato il fulcro del nostro viaggio: le Bugaboos, nel Bugaboo Provincial Park, cuore delle frastagliate Purcell Mountains, immense montagne di granito che si elevano su spettacolari guglie e pinnacoli, alcuni dei quali sopra i 3000 metri di altezza. Le Bugaboos si trovano in un territorio molto accidentato ed isolato, che comprende anche i ghiacciai delle Purcell. Se si decide di passare qualche giorno sulle Bugaboos è necessario organizzarsi bene, dato che nelle vicinanze non ci sono forniture o attrezzature di nessun tipo: il centro abitato più vicino dista quasi 2 ore dal parcheggio, tutto – dal cibo alla tenda – deve essere portato a spalla,  percorrendo un sentiero di 5 km per un dislivello di 700 metri fino al rifugio Conrad Kain Hut. Se poi si opta per il campeggio in tenda, i metri di dislivello diventano 1000, ma questo lo avremmo scoperto solo la settimana successiva 🙂

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Abbiamo trascorso 3 notti della nostra prima visita sulle Bugaboos nel rifugio Conrad Kain, così chiamato in ricordo della famosa guida che per prima visitò la zona nel 1910. Dal 1972 al 2000 il rifugio è tenuto dal British Columbia Parks come avamposto per scalatori e per ridurre l’impatto dei visitatori sulla fragile area del posto sotto lo Showpatch Spire. Il rifugio è un confortevole bivacco con corrente elettrica fornita da un micro-idro generatore locale posto nel torrente. Dispone di 35 posti letto ed una cucina che i visitatori possono utilizzare, mentre il bagno è collocato all’esterno. La gestione del rifugio è, più precisamente, un’autogestione: tutti gli ospiti preparano da sé la cena o la colazione, avendo cura di tenere pulita la zona di cottura e lavare le stoviglie utilizzate. Considerata l’alta affluenza di scalatori in agosto, abbiamo prenotato le notti in rifugio dall’Italia nel mese di marzo, ma nei periodi più tranquilli è sufficiente pernottare e poi lasciare il dovuto in una busta dentro un’apposita cassetta.dal conrad kain
Lo scenario che si presenta davanti al Conrad Kain Hut lascia davvero poco all’immaginazione: l’imponente seraccata dove nasce il fiume e la larghissima parete dello Snowpatch Spire si impongono davanti agli occhi. Intorno, c’è un contesto delizioso di flora e fauna, fatto di abeti, di ginepri e di un fitto sottobosco animato da un continuo viavai di cani della prateria continuamente in cerca di cibo.
In occasione di questa prima visita, mettiamo a segno un paio di bellissime salite, tra cui le 2 cime del Pigeon West Ridge, una grande classica che ci ha regalato una visione straordinaria a 360 gradi sulle Purcell Mountains.

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Rientrati alla macchina, dopo averla srotolata dalle reti metalliche con cui l’avevamo avvolta per evitare che qualche istrice di passaggio potesse bucare le gomme, ci rimettiamo in marcia diretti a Golden.

GOLDEN, tra lupi, orsi e …zanzare!

La cittadina di Golden si trova in una posizione strategica, costruita intorno alla confluenza dei fiumi Columbia e Kicking Horse e circondata dalle catene montuose Rocky Mountains e Purcell e da cinque Parchi: Yoho, Banff, Jasper, Glacier e Kootenay. Si trova sulla Trans-Canada Highway ed è il punto di arrivo della Highway 95, la tratta autostradale che la collega agli Stati Uniti attraverso la regione East Kootenay e Cranbrook (BC).
Come è facile intuire, l’economia della cittadina (che conta poco più di 5000 residenti) si basa sui servizi turistici, con una particolare concentrazione sull’attività turistica invernale, data la presenza di numerosi impianti sciistici (Kicking Horse).
In prossimità di Golden non abbiamo faticato a trovare un campeggio il quale, per non tradire le aspettative, era largo oltremisura, anche perchè accoglieva un’area destinata agli appassionati di parapendio.

Ci siamo sistemati in una piazzola comoda e spaziosa, completamente immersa nel verde e…nelle zanzare! Dalle 7 di sera fino all’ora di andare a dormire ingaggiavamo con i mosquitos una battaglia con grande spargimento di sangue, il nostro.
Durante la permanenza a Golden abbiamo indossato le vesti dei turisti ordinari: abbiamo visitato la riserva naturale dei lupi e scalato in una falesia della zona. Niente sfacchinate, niente fatica, solo un po’ di riposo prima del secondo round sulle Bugaboos.

Arianna

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